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Quando la pietra si fa merletto: la facciata della Basilica San Sebastiano di Acireale
Il dopo terremoto trovò quindi Acireale pronta ad accettare, pur senza sostanziali modifiche all’assetto urbano preesistente, un’architettura funzionale a mostrare la conquistata opulenza. «l’unnici di innaru a vintin’ura a Jaci senza sonu s’abballava cui sutta li petri e cui sutta li mura e cui misiricordia chiamava». L’orribilissimo terremoto spazzò la città come una gelida folata fracassandola tutta. Perirono in 739, mentre quasi tutti gli edifici pubblici e privati risultarono danneggiati. Le strade divennero un ammasso di macerie da dove s’udivano solo urli pianti voci e lamenti. Tra le altre, « rovinò la Chiesa di S. Sebastiano buttando al suolo il Coro ... con la sagrestia ed oratorio unito del Beato Gaetano». (Agorà n. 29-30)