Metti "mi piace" e condividi la pagina di storiofiliAci su FB per essere informato sui nuovi articoli di tuo interesse.



Indice |
---|
Presentazione "Tratti di Storia" di Mario Vecchio |
la Genealogia della Famiglia |
Gli Antenati della Famiglia |
Padre Erasmo Vecchio |
Il pittore Michele Vecchio |
Tutte le pagine |
Presentazione del libro "Tratti di Storia di Mario Vecchio (3/5/2014)
L'occasione che ci vede oggi riuniti è la presentazione di un libro di Mario Vecchio dal titolo Tratti di Storia di Aquilia - Acireale dal XVI al XVIII secolo attraverso la dinastia dei Vecchio -Il religioso padre Erasmo Vecchio - il Pittore Michele Vecchio.-
Il libro, opera prima dell'autore nel campo della storia locale, nasce e cresce intorno ad alcuni interrogativi di base: chi sono? da dove vengo? chi erano e cosa facevano i miei antenati? Sono domande che tutti abitualmente ci poniamo, in particolare in alcuni fasi della nostra esistenza.
Interrogativi, comunque, che per attecchire e produrre qualche frutto, hanno bisogno di un terreno adatto. Nell'autore l'interesse per la storia, unita a un'innata caparbia e puntigliosa curiosità -lo ricordo attento frequentatore degli Incontri Culturali che negli anni si sono susseguiti presso il Museo della Basilica di San Sebastiano- hanno formato l'humus adatto a far germogliare una vigorosa pianta e un succulento frutto.
Una volta, quando non c'era televisione, internet, web, e nemmeno riscaldamenti centralizzati, nei freddi inverni le famiglie si concentravano attorno al braciere che da noi si chiamava a conca: chissà quanti giovani di questi tempi conoscono il significato del termine, ma quei pochi che lo percepiscono non possono provare le sensazioni emotive che il termine suscita in quelli che, ahimè, giovani ormai non sono più.
Stretti attorno al braciere -che nessun alito di calore doveva disperdersi- ammaliati dal rosseggiare della brace, avvolti nel languore serotino, i ragazzi ascoltavano con grande interesse i racconti dei vecchi, degli zii, dei nonni, talvolta anche dei bisnonni che l'antica famiglia patriarcale riuniva in unico, appunto, focolare.
Le vicende, le storie degli antenati, quella miriade di semplici fatti di vita, di usanze, di credenze, di culti, di tradizioni, di conoscenze, di ricorrenze, di gioie attentamente narrate e di dolori appena accennati, di aneddoti raccontati in modo semplice e accattivante, erano "la storia di famiglia".
Una storia degli avi, di lunga continuità, dove i nomi di questi, spesso simili di generazione in generazione, prendevano consistenza e ricordo dallo specifico vissuto. Una storia trasferita per memoria orale, gelosamente conservata per essere tramandata di generazione in generazione. Una storia la cui conoscenza rappresentava già un legame forte ed efficace che contribuiva a unire giovani e vecchi e mentre rinsaldava i legami familiari, dava coscienza di una comune storia e quindi di continuità e identità.
I vecchi erano i custodi della memoria e assicuravano la continuità della trasmissione orale della storia familiare. In tal modo, oltre a rafforzare ruolo e funzione all'interno della stessa famiglia, soddisfacevano una loro esigenza di sopravvivenza -quasi un bisogno di eternità- almeno nel ricordo degli eredi, molto sentita man mano che si avvicinava la fine della loro esistenza.
Oggi che le conche sono sparite anche dai rigattieri, che l'impianto centralizzato di riscaldamento disperde una famiglia ormai monocellulare. Oggi che giovani e vecchi sono separati da linguaggi diversi e spesso incomprensibili tra loro. Oggi che la memoria è corta quasi come la lunghezza di un messaggio in Twitter. Oggi che tutto è "globale" e "immediato" la memoria storica degli antenati o si perde, come spesso accade, o e necessario usare nuove forme per tramandarla.