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Indice |
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Presentazione "Tratti di Storia" di Mario Vecchio |
la Genealogia della Famiglia |
Gli Antenati della Famiglia |
Padre Erasmo Vecchio |
Il pittore Michele Vecchio |
Tutte le pagine |
Un altro rilevante esponente della famiglia la cui storia è minutamente descritta nel libro è il pittore Michele Vecchio.
Michele Vecchio, nipote di Paolo Vasta nacque ad Acireale nei primi decenni del Settecento. Gli autori che lo hanno studiato riportano date contrastanti di nascita che oscillano dal 1709 al 1730, ma con giorno e mese inesatti, le ricerche dell'Autore la fissano in modo inequivocabile. Nel libro è, infatti, pubblicata l'immagine della registrazione di battesimo tratta dal registro dei battesimi della chiesa di San Michele. Sappiamo così che il pittore fu battezzato il 29 marzo del 1730.
L'Autore segue la vita del pittore dettagliatamente, quasi anno per anno, seguendolo nei suoi spostamenti e nella sua attività artistica. Da quando ancora ragazzo frequenta la bottega dell'illustre zio insieme al cugino Alessandro Vasta e al palermitano Vito D’Anna; a quando, dopo una breve permanenza a Palermo si reca a studiare a Roma dove viene ammesso nella prestigiosa Accademia Pontificia Nazionale San Luca.
A Roma la bravura del Vecchio emerge rapidamente e dopo aver vinto nel 1755 il terzo premio di un concorso bandito dall’Accademia del Nudo vince ancora un terzo premio nel concorso Clementino della prima classe di pittura bandito dall’Accademia di San Luca, il concorso più importante dell’Accademia. Il nostro Autore di questi e di altri premi successivamente vinti dal Vecchio, riesce a trovare gli originali dei disegni sino ad ora poco sconosciuti agli studiosi.
Michele Vecchio rimase a Roma per dieci anni. Durante il suo soggiorno lavorò anche per la chiesa dei Siciliani dedicata alla Madonna dell'Odigitria dipingendone una raffigurazione. S'inserì talmente bene tra i siciliani presenti nella capitale da diventare uno dei quattro Guardiani dell'omonima confraternita.
Il nostro Autore ci descrive minuziosamente fatti, opere, aneddoti. Lo segue anche quando il pittore si sposta per un breve soggiorno a Vienna alla corte dell’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo laddove il clima continentale lo convinse a ritornare a Messina, per affrescare la cupola del Monastero dell'Immacolata, a Malta e dopo a Palermo. In tutti questi soggiorni il nostro Autore ne segue le orme fornendoci preziose notizie.
Il capitolo dedicato al pittore, mostra anche la riproduzione fotografica, insieme a molte opere conosciute, di alcuni quadri che si temevano dispersi ma che invece il nostro Autore riesce a riscoprire e a documentare fotograficamente.
Mario Vecchio ha fortemente voluto il suo libro. Lo ha avvertito come una necessità pregnante e impellente, per sapere la sua storia per conoscere i suoi avi. Lungo il corso di tre anni l'ha composto pagina dopo pagina, incurante delle difficoltà, della dilatazione dei tempi necessari che l'essere neofita gli aveva fatto sottovalutare. La sua passione l'ha fatto sentire come un predestinato e quello che giorno dopo giorno scopriva, ha acuito la sua sensibilità tanto da fargli "percepire segni premonitori di essere nella giusta via". Nel libro si percepisce il suo intenso coinvolgimento emotivo in particolar modo nel trattare la vita del suo illustre antenato padre Erasmo.
Un coinvolgimento emotivo intenso che tuttavia si mantiene rispettoso della verità e si discosta dallo sterile familismo campanilistico. Certo al centro c'è la famiglia e contesto storico e dati documentali sono strettamente funzionali a collocare questa in una trama evolutiva generale.
Alla fine quello che ne esce è una buona ricerca genealogica di famiglia opportunamente contestualizzata con brevi flash dei relativi periodi storici, con numerosi spezzoni di un albero di famiglia tanto esteso da traboccare il formato del libro, con ricerche e scoperte interessanti e in parte inedite su taluni personaggi eminenti della famiglia Vecchio. In particolare è lo studio su Michele Vecchio condotto durante una permanenza dell'autore per motivi di lavoro a Roma -giudicata anche questa, segno premonitore- gli consente di ricavare una ricca messe di notizie, di riscoprire diversi disegni del Vecchio, di puntualizzare molti aspetti del soggiorno romano del pittore acese.
I libri che poggiano su ricerche effettuate su basi documentali in particolare su quelle nuove poco esplorate o pressoché sconosciute sono per definizione validi e preziosi. E come scoprire nuovi territori, nuovi campi di ricerca ancora non esplorati e al di là dell'uso che ne fa l'autore portano indicazioni, tracce, riferimenti utili per altri studi e studiosi.
Bisogna quindi ringraziare Mario Vecchio per essersi sobbarcato tanto lavoro: può essere meritatamente soddisfatto di aver raggiunto il suo obiettivo che non è da poco.
Arrivare a comporre un albero genealogico di famiglia lungo 500 anni non è impresa semplice e oltre alla bravura che Mario ha indubbiamente dimostrato è necessaria anche una certa dose di fortuna, poiché spesso un registro disperso, un trasferimento di famiglia, una dimenticanza, un anello mancante, interrompono talvolta definitivamente la ricostruzione genealogica.
Lui, oltre che bravo è stato anche fortunato: ma è una fortuna che gli spetta di diritto per il gravoso lavoro, per l'indubbia caparbietà che l'ha portato in giro per la Sicilia, sino a Roma alla ricerca delle sue origini, delle sue radici.
Un viaggio nel tempo che lo ha fatto sentire vicino, spesso anche a comprendere in dettaglio e ad immedesimarsi nelle vicende ora liete ora tristi dei suoi antenati.
Saro Bella