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Santa Venera e "a calata di chiazzette"
Girava voce di una importante novità nel programma della festa di Santa Venera di quest’anno (2017). Si annunziava il ripristino di una “antica” tradizione che avrebbe visto la spettacolare discesa del seicentesco busto argenteo della Santa tra le irte balze della timpa, lungo il percorso delle chiazzette.
Li per lì ho pensato di aver frainteso e che la balzana notizia fosse frutto di “voci” approssimate sul programma dei festeggiamenti che tardava ad essere reso pubblico.
Sono rimasto strabiliato quanto la notizia ha trovato conferme ufficiali.
Il tema delle feste religiose, ma anche civili ad Acireale è un mio campo di interesse e di studi da oltre quattro lustri. Nelle migliaia di pagine di testi, documenti, libri, notizie, dati, ecc. che ho avuto modo di consultare, non mi è mai capitato di rilevare una processione di Santa Venera lungo il disagevole percorso che si si snoda sulla timpa e che dai 168 metri di altezza di piazza Duomo scende ripidamente alla marina di Santa Maria la Scala per quel tragitto chiamato delle chiazzette a motivo delle sette piazzette che servono a raccordare le rampe a zig zag così costruite per rompere le ripide pendenze del percorso.
Quindi non si tratta di riprendere una tradizione che non è mai esistita ma di una nuova “invenzione”. Un errore certamente in buona fede ma forse è il caso, prima di millantare tradizioni che non esistono, di documentarsi adeguatamente, visto che la Deputazione ha tra i suoi compiti anche quello di salvaguardare memorie e tradizioni sul culto della Santa … ma solo quelle comprovate vere!!
Assodato, fino a prova contraria, che di nuova invenzione si tratta, resta da capirne la motivazione.
L’obiettivo dichiarato è quello di una veglia notturna nella chiesa di Santa Maria la Scala sul tema "Venera giovane tra i giovani". Una intenzione lodevole che riguarda i giovani di una comunità che per secoli ha assicurato il trasporto della Santa (ma anche di San Sebastiano) per le vie della città. Quello che non si capisce è perché la statua? Non ci si poteva accontentare delle reliquie che sovente nel triduo vengono condotte in varie chiese del circondario. E soprattutto perché scegliere il percorso delle chiazzette che certo non è un percorso facile né tantomeno sicuro.
Non è sicuro per una statua di oltre 350 anni formata di argento delicatamente cesellato che non è detto sopporti senza conseguenza le ripide pendenze del percorso sopra una “settecentesca portantina” usata sino ad ora solo per brevi tragitti all’interno della Cattedrale e la cui stabilità e resistenza a lunghi percorsi esterni è tutt’altro che comprovata priva, peraltro, di sperimentati sistemi di fissaggio in grado di agganciare saldamente la delicata statua soggetta in quest’occasione ad inusuali pendenze e sollecitazioni.
Coloro che conoscono il percorso sanno che esistono diversi punti critici: oltre alla ripida pendenza di via Romeo, problematico appare l’attraversamento della SS. 114. Risulta difficile anche immaginare come una portantina lunga oltre tre metri e larga più di un metro riesca a superare agevolmente ed in sicurezza l’imbocco del cavalcavia e la successiva discesa per una scala a chiocciola di corto diametro. Certo i numerosi fedeli attirati dalla novità, immaginiamo vogliosi di qualche selfie con l’antica statua, non agevoleranno il compito.
Né è immaginabile un percorso alternativo che comporterebbe almeno per una mezzoretta, tempo minimo per consentire l’attraversamento in sicurezza della processione, di una strada statale (la SS.114) di intenso traffico.
Per non parlare del successivo percorso della processione sopra sassi resi sdrucciolevoli dalle pendenze e anche dalle abbondanti sterpaglie secche e dal terriccio largamente presente sul selciato. Dopo, bisogna superare due o tre strettoie originate da crolli di frane recenti o passate, per proseguire verso altri punti di difficile transito, il tutto mantenendo la portantina in un assetto tale da evitare pericolosi “rollii e beccheggi” che non è detto che i moderni scaloti e i loro emuli, forse con qualche “pancetta in più” riescano a dominare altrettanto bene di come una volta erano abituati a fare i loro predecessori che comunque la Santa la trasportavano per vie cittadine decisamente meno irte e frastagliate.
Ma non è solo per la Statua che bisogna temere. La novità della “discesa” non mancherà di attirare un sostenuto numero di fedeli che attornieranno la Santa addossandosi scompostamente alla portantina. Problematica si presenterà la gestione dell’ordine pubblico e dei servizi di assistenza della protezione civile visto che il percorso non permette il transito di autoveicoli e non presenta vie laterali di accesso e recesso. Per escludere, per pura scaramanzia, di pensare a cosa succederebbe in caso di piccoli o meno piccoli incidenti con necessità di prelievo e trasporto degli incidentati.
Si è proprio sicuri di riuscire a gestire adeguatamente tutte queste problematiche con la dovuta prevenzione in modo da ricondurre i rischi di qualsiasi genere a livelli accettabili? Anche da noi, quanto accaduto a Torino dovrebbe insegnare qualcosa.
A qualcuno, spero a pochi, è forse venuto in mente di “scimmiottare” altre “discese di Santi” (ad es. la Calata di San Filippo a Calatabiano). A costoro bisogna far osservare che Santa Venera ha un suo contesto culturale ma anche ambientale totalmente diverso. La nostra Santa ha come cornice di riferimento non vie campagnole aspre e scoscese ma la città barocca con le sue chiese, le sue strade, le sue piazze, i suoi edifici, le sue architetture.
La processione a cui la Santa è abituata, rifiuta i “colpi di forza”, le vuote esibizioni di supposte bravure, le repentine corse, le vuote beghe di gruppi e partiti, i rischi inutili anche se “in offerta alla Santa”; ha invece l’incedere lento, ordinato, maestoso, di una città con tutte le sue componenti (istituzioni civili e religiosi, artigiani, commercianti, e in generale di cittadini) strette attorno alla loro Santa per mostrare simbolicamente la loro unione, la loro identità, la loro compattezza, il sentimento profondo della civitas. E non ha importanza se la Santa sia esistita o meno e nemmeno se la raffigurazione statuaria sia fedele, quello che importa sono i valori cristiani di amore, unione, fratellanza, carità, ecc. incarnati dalla Santa e da Lei testimoniati sino al martirio. Valori assoluti non solo cristiani che vengono presi a modello di riferimento per tutti i cittadini di ogni convinzione, colore, parte o partito.
Le processioni e in genere gli eventi religiosi, non dovrebbero essere modulati per apparire più folkloristici o per attirare più turisti i quali peraltro, sono più colti di quanto si pensi ed apprezzano più le genuine manifestazioni di fede che le loro scomposte e artificiose accentuazioni e manipolazioni.
Perché quindi non sposare soluzioni di maggiore sicurezza: e se si vuol far “scendere” la Statua a Santa Maria la Scala lo si faccia per le vie rotabili certo più adatte ed attrezzate per trasporti e movimenti di massa. Forse l’evento sarà meno spettacolare e folcloristico ma certo più sicuro e tranquillo.
Saro Bella