Autori - Bella Saro |
Santa Maria la Scala nel primo Seicento -terza Parte (sec. XVII)
Nel primo Seicento, Santa Maria la Scala anche se non stabilmente abitata era intensamente frequentata. A frequentarla erano non solo le donne, che numerose vi accorrevano per approvvigionarsi di acqua potabile e per lavare ed imbiancare, esponendole ai raggi del sole, i teli di lino da loro tessuti, ma anche coloro che vi esercitavano la pesca. (da: Solenni festeggiamenti in onore di Maria SS. della Scala 2018)
Autori - Pagano Antonio |
Tradizioni Natalizie Acesi
Via Galatea, dalla parte del vecchio «acitanissimo» quartiere dei Cappuccini, sotto Natale, si animava molto più del solito: vi passava tanta gente per andare alla Grotta, attraverso il bel viale Regina Margherita, oggi sfigurato dagli orrendi guasti del cosiddetto boom edilizio, davvero criminale. Alla Preula Longa, scoppiava il bailamme dei «cicirara», i rivenditori di «calia e simenza», dalla «vanniata» lenta, monotona, come nenia araba: «Cauda cauda è, aju calia ca è comu u ciminu daveru, assaggiatila paisani ... ». (da: Memorie e Rendiconti dell'Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici, Serie III, Vol VII, 1987).
Mario Vecchio Origini della Festa di Ringraziamento dell'11 gennaio ad Acicatena Lo sciame sismico dei giorni 9 - 11 gennaio 1693 rappresenta uno dei maggiori, o forse il maggiore, degli eventi catastrofici storici che hanno colpito la Sicilia; l’evento provocò vittime da Noto a Messina con località che ebbero oltre il 50% di vittime (a Catania addirittura circa 16.000 su 20.000 abitanti); ...
Giarre dal 1840 al 1860 il ventennio di Giuseppe Macherione «Costretti da tante necessità circa l'anno del Signore 1400, come costa dall'archivio vescovile, risolsero li vescovi di allora devenir alle concessioni perpetue ad emphiteosim giacché non potevano alienare absolute, ed il loro pensiero fu non solo di avanzare l'introito della mensa vescovile colli censi perpetui e fissi, ma di più abbellire il territorio tutto sciaroso, inculto e boscareccio, reso tale dalle spesse aperture di Mongibello» (da: Accademia di Scienze Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici Acireale, Memorie e Rendiconti, Serie IV- Vol. X, Acireale 2000).
Il ceppo e la fiamma Una notte fredda e stellata, uno scampanìo festoso che si diffonde sotto quel tremolar di stelle, folla per le strade malgrado la tramontanina, gioia nei cuori e sorrisi nei volti.
Emanuele Macrì, Puparo Nell'epoca dell'alta tecnologia, degli spettacoli multimediali e degli Erosfestival, può sembrare paradossale, se non provocatorio, ricordare un puparo e la sua arte. Nei cuori della gente, avvelenati da emozioni sempre più forti, da scene di violenza a tutto tondo, da performances sessuali senza veli e fin troppo insistite, lo spazio per spettacoli che fanno leva sull'innocenza, sul candore, sull'immaginario si è alquanto ristretto. (da: Memorie e Rendiconti dell'Accademia di Scienze, Lettere degli Zelanti e dei Dafnici, Serie IV, vol IV, 1994)
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